Pensieri in libertà
11000011, sensori, Megapixel e fotografi
I/O O/I non è il tanto vociferato nuovo album di Peter Gabriel , ma una riflessione sulla corsa dei produttori ai Megapixel. Leggendo su un forum di questa corsa dei produttori, mi sono venuti in mente alcuni ragionamenti. Spero interessanti, che mi hanno fatto pensare. Come sapete il mio lavoro fotografico è fatto prevalentemente in bianco e nero e con macchine di grande formato. Ma con una ragionata maturità penso che il digitale sia, specialmente per il colore, oramai una consolidata realtà. Mentre l’utilizzo della pellicola a colori sia più un fatto anacronistico che una reale necessità. E questa corsa ai Megapixel non sia solo marketing ma anche una necessità di miglioramento.
Ovviamente le case produttrici di sensori sono alla ricerca di un costante miglioramento del prodotto. Così come le grandi marche al miglioramento delle performance e della qualità di immagine. Questa corsa mi ricorda moltissimo la ricerca della qualità che in passato era della pellicola.
Ricordo benissimo le pubblicità Kodak, Fuji e Agfa. L’esaltazione delle nuove pellicole; i nuovi copulanti colore doneranno alle tue fotografie colori realistici. Una grana così fine, che i dettagli saranno sempre più definiti. Questo a me ricorda quello che sta succedendo adesso con l’aumento dei megapixel sugli attuali sensori.
Macchine fotografiche con 100 megapixel, attualmente sono mediamente accessibili. Ovviamente il costo è ancora elevato, ma non come fino a qualche anno fa. Ma abbiamo realmente bisogno di tutti queste miglioramenti? Io credo di si. Credo che come fotografi, siamo sempre in cerca di un miglioramento, che sia tecnico o creativo. un vezzo, forse, ma personalmente per me è più curiosità e spingermi avanti. Scusa Stefano, ma tu sei un fotografo lento, come pensi che questo miglioramento ti possa servire? E’ semplice, non mi serve, ma so che c’è, e questo per me è importante in un evoluzione futura.
Megapixel Immagini & Scimmie
Non sarà che questo aumento di pixel, sia una scorciatoia per sopperire ad una nostra attuale mancanza di cultura fotografica? pensare di scattare senza curarsi di una composizione e poi lavorare in camera bianca, potendo pesantemente tagliare un immagine fino a creare quella che vogliamo, diventa così facilissimo.
Diventeremo le scimmie della nostra fotocamera, scattando senza un senso logico, solo perché ci hanno insegnato a schiacciare il pulsante. Già adesso, molti creano fotografie, in questo modo, scattando senza seguire un minimo di composizione, tanto poi posso modificare tutto con i vari programmi di foto ritocco. Scimmie, senza offesa per questi simpatici primati, ma la mia paura è questa, pensare di scattare senza una logicità artistica, critica e di un poco di tecnica, tanto dopo posso correggere tutto.
Pensa, una macchina da 50 o 60 milioni di megapixel, puoi tagliare un immagine che ha comunque tutte le informazioni di dettaglio necessarie per poter creare una fotografia. Questo deserto di immagini che sta nascendo intorno a noi, credo che ci potrebbe portare ad una sorta di un accettazione spontanea di una cultura fotografia di bassissimo livello.
Spero di sbagliarmi, perché credo che comunque, dare questa tecnologia a fotografi e non scimmie, possa invece portare a una creazione di immagini, di grande impatto visivo, emozionale. Nella mia esperienza, anche fotografando pochissime volte con la digitale, il mio approccio è sempre come se fotografassi come una normale fotocamera analogica. Voglio uno scatto già ottimo in macchina, non devo stravolgerlo per ottenere quello che ho visto e sentito. Certo Stefano, tu sei abituato a fotografare con macchine di grande formato, sei vecchio.
Lo zen e il cavalletto
E’ vero sono vecchio, uso macchine pesanti e grandi per ottenere una stampa a contatto in bianco e nero. Tu ne saresti capace di portarti sulle spalle qualche decina di chili, tra vari obiettivi, vari chassis con la pellicola, e lui il solo e vero amico del fotografo, il cavalletto.
Perché adesso i fotografi scattano solo a mano libera, certo tutti gli stabilizzatori nelle fotocamere ci hanno imborghesito, avere un immagine mossa è quasi impossibile. Sono quasi sicuro che se ogni fotografo usasse un cavalletto, inizierebbe finalmente a fare una fotografia già più ragionata. Lo scattare a mano libera è necessario in alcune situazioni, street-photography per esempio, ma il resto non ha poi bisogno di tutta questa libertà.
Sei un Talebano?
Sei un talebano Stefano, pensi che oggi dobbiamo avere la tua filosofia zen, di lentezza e attenzione. Trova cosa vuoi fotografare, montare cavalletto e macchina fotografia, scegliere la giusta focale, comporre l’immagine nel vetro smerigliato, prendere l’esposizione, e poi… magari scegliere di non scattare quella foto.
Non credo di essere così talebano, anzi, con la mia maturazione fotografica, ho capito che non possiamo fermare questo rinnovamento tecnologico. Non capisco per esempio, la scelta di ritirare fuori pellicole a colori, ne sentivamo veramente il bisogno, io no. Credo che il digitale è perfetto per il colore. Credo che con tutta questa tecnologia riuscirei a ottenere anche un bianco e nero, uguale a quello che stampo in camera oscura.
Stefano non stai diventando un fotografo digitale. Ecco una cosa che veramente non sopporto, fare questa distinzione. Io sono un fotografo, le etichette non mi interessano.
E’ tempo di andare, c’è una bella luce, e le nuvole giocano velocemente in cielo, la macchina fotografica è sulle mie spalle, gli chassis sono pieni di pellicola, e tempo di camminare e cercare qualcosa da guardare. Oh.. ho dimenticato una cosa, una busta di arachidi, non si sa mai, potrei incontrare delle scimmie.
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